TRENTACOSTE
DOMENICO
Domenico
Trentacoste,nato a Palermo il 20 Settembre 1859, è morto
il 18 Marzo 1933 a Firenze.
Realizzo i modelli della serie
"Cinquantenario
del Regno d'Italia 1861-1911"
Figlio
di un fabbro, ma di famiglia baronale decaduta, studiò
dapprima a Palermo, sotto la guida di Delisi e Costantino.
Dopo un breve soggiorno a Napoli nel 1878, si trasferì a
Firenze per completare gli studi, qui si innamorò dei
Quattrocentisti, di Donatello e Michelangelo, in
particolare.
Nel
1880 fu ancora a Palermo dove, per l’arco di trionfo
apprestato per la visita del re Umberto I, plasma in gesso
una grande Minerva seduta; coi soldi guadagnati, andò a
Parigi, e qui strinse amicizia con lo scultore Antonio
Giovanni Lanzirotti; |
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l’anno
successivo espose al Salon una testa di vecchio . Fu
chiamato a Londra dal pittore Edwin Long, espose Cecilia
alla Accademy, dove ottenne un vivo successo di pubblico.
A Parigi eseguì anche una serie di sculture a soggetto
idillico o mitologico e a destinazione decorativa.
Tra
il 1887 e il 1889 plasma due busti di donna, Pia dei
Tolomei e Cecilia, che lo consacrarono scultore di forme
leggiadre, di attitudine classica, allo stesso tempo
capace di rivelare l’espressione psicologica. Nel 1895,
rientrò in Italia da Parigi dopo un soggiorno di quindici
anni, espose alla Prima Biennale di Venezia
l’impegnativa La diseredata, La derelitta in marmo e la
testa in marmo di Ofelia, già esposta nel 1893 a Parigi e
nel 1894 a Vienna. L’anno successivo partecipò
all’Esposizione Internazionale di Firenze, ancora con
Ofelia; partecipò all’Esposizione di Torino col marmo
Alla fonte; nel 1897, alla III Esposizione Triennale di
Brera, mostrò un gesso per monumento e ripropose Ofelia.
Due anni più tardi, alla III Biennale di Venezia espose
due marmi, La figlia di Niobe e Ritratto; nel 1901 fu
membro della giuria della Biennale veneziana, dove figurò
con Ritratto, Testa di vecchio, Il ciccaiuolo, Bustino di
bimba, L’aurora infranta. Nel 1903, alla stessa rassegna
inviò i bronzi Caino, Seminatore, Pompeo Molmenti e la
targhetta in gesso dedicata all’attrice Emma Gramatica.
Per lunghi anni fu insegnante all’Accademia di Belle
Arti di Firenze. Nel 1904 aderì all’Associazione Arte
Toscana. Dal 1908 è membro della Commissione comunale di
belle arti di Firenze. Nel 1909 espose alla Società
Leonardo da Vinci di Firenze. Nel 1910, partecipò alla
Biennale di Venezia con i marmi Sorriso infantile, Madre
con bambino e nudo di donna e il bronzo Testa. Nel 1911
eseguì Per grazia di Dio, Per volontà della Nazione.
L’anno successivo con il Cristo morto fu nuovamente alla
Biennale di Venezia, dove apparirà, per l’ultima volta,
nel 1922 col bronzo Il Vescovo Geremia Bonomelli. A marzo
del 1920 tenne una mostra personale alla Galleria Pesaro
di Milano; due anni più tardi, partecipò alla Fiorentina
Primaverile e nel 1925 partecipò alla II Biennale di
Monza. Un anno prima della scomparsa fu nominato
Accademico d’Italia.
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