IL
CASTELLO DI MONGUZZO – CENNI STORICI
Il
castello sorge su un monte isolato (Mons Actus) ed è fra i più
antichi della Brianza, poiché le sue origini risalgono al 920 quando
Re Berengario permise che si erigessero fortilizi sopra i luoghi più
elevati per opporsi agli invasori.
Inizialmente
fu una rocca semplice, ma in seguito fu costantemente arricchita,
completata ed abbellita fino a raggiungere lo stato attuale, anche se
nel corso di oltre un millennio fu più volte assalito, devastato,
semidistrutto. I canonici di San Giovanni in Monza ne furono i primi
possessori, sembra su privilegio concesso dal Ducato di Milano, e lo
ebbero come territorio della Pieve di Incino (Erba) appartenente alla
Corte di Calpurno, soggetta a sua volta quale Feudo ai citati
canonici. Questo privilegio venne confermato da Ottone III (verso il
1000) e da Lotario III (1136). Nel 1196 Eriprando, nuovo Arciprete di
Monza, prende personalmente possesso delle terre appartenenti ai
canonici di San Giovanni di Monza e fra gli atti ufficiali di questo
possesso figura anche il Feudo di Monguzzo. Il 31 dicembre 1209 i
Consoli di Milano, con una sentenza, giudicano che “il Castello e
gli uomini di Monguzzo appartengono alla Corte di Calpurno suddita
della Corte di San Giovanni in Monza”. Nel 1250 circa tali privilegi
furono revocati e tornarono alla Camera Ducale di Milano. Anche il
Feudo di Monguzzo passò così a Milano. Con la Battaglia di Desio
(1261) il Ducato di Milano fu dei Visconti, e il potere fu assunto
dall’Arcivescovo Ottone.
Gian
Galeazzo Visconti, Conte di Virtù, appare nei documenti storici del
Castello come primo possessore della famiglia viscontea, in occasione
della donazione da lui fatta il 2 agosto 1380 a Giacomo Dal Verme. A
quest’ultimo succede il figlio Luigi, di fazione Sforzesca
inizialmente, poi con i Visconti, poi ancora con gli Sforza per cui,
creato lo Sforza Duca di Milano, riebbe il Feudo di Monguzzo toltogli
dai Visconti al momento del suo passaggio nelle file sforzesche.
Morto
Luigi Dal Verme le sue proprietà furono divise fra i suoi figli e fra
questi Taddeo eredita la Pieve d’Incino, con Monguzzo. Nel 1487
Monguzzo, con tutte le proprietà dei Dal Verme, tornò al Duca di
Milano, che le destinò a Giovanni Bentivoglio, signore di Bologna,
per un valore di 68 mila lire: a lui successe il figlio Alessandro,
che dovette cedere il Castello a Gian Giacomo Medici, detto il
Meneghino, che se ne impossessò con la forza (1527). Il Meneghino
trasformò il Castello in prigione di stato, vi compì gesta crudeli e
neppure il governatore di Milano riuscì a porvi freno.
Fra
il 1530 e il 1531 cade il Medici e il Castello torna di proprietà dei
Bentivoglio, che nel 1564 lo cedono al Marchese Gabriele Ferrante
Novati. A sua volta cento anni dopo la proprietà passò alla Casa
Rosales, sotto la quale il Castello vide molte riunioni del movimento
dei Carbonari, essendo luogo di convegno soprattutto dei mazziniani.
Successivamente il Castello venne ceduto al Conte Sebastiano Mondolfi,
e quindi al Cav. Ferruccio Benocci, che si operò per restaurare
definitivamente il Castello nel suo complesso ed il vasto parco. Una
tragica immatura morte del proprietario non fermò l’opera di
ricostruzione, continuata ed ultimata dalla vedova Leonilde Trussardi.
Alla morte dei lei, nel 1972, il Castello fu donato per lascito
testamentario all’Ordine dei Frati Fatebenefratelli, che lo hanno
adibito a Centro Studi Ospedalieri dell’Ordine.
LE
VARIE COSTRUZIONI
Il
Castello di Monguzzo si erge su un parco di oltre 60 mila mq. ed è
costituito da tre costruzioni: il castello vero e proprio, il
castelletto, la posterla.
Fra
i tre edifici, nel corso dell’ultima ricostruzione effettuata fra
gli anni 1970 e 1972 sotto la direzione del Prof. Nichelini di Milano,
sono stati costruiti due corridoi sotterranei di collegamento.
Il
Castello.
L’edificio
principale, ricostruito più volte e definitivamente restaurato
appunto fra gli anni 1970 e 1972, costituisce l’elemento principale
del complesso. Attorno al cortile d’onore, affrescati dal pittore
Magni di Milano nel 1970, si sviluppano al piano terreno sale e
saloni, fra i quali spicca per la sua maestosità ed il ricco
arredamento la Sala dei Congressi, che può ospitare fino ad 80
congressisti, ed è dotata per la traduzione simultanea in tre lingue.
A
piano terreno trova pure sede una biblioteca di oltre 10 mila volumi
di epoca fra il 1500 ed il 1899, che fanno parte di una raccolta di
oltre 16 mila volumi provenienti dalle varie sedi dell’Ordine dei
Fatebenefratelli della provincia Lombardo-Veneta e riordinati, dopo un
paziente lavoro di restauro per la maggior parte di essi, negli anni
1974 e 1975 da Fra Celestino Manelli. Completano il piano terreno la
Cappella, con affreschi dell’anno 1800 e due pregevoli candelabri in
bronzo; altre sale ed il bar a disposizione degli ospiti congressisti.
Una doppia scala porta ai piani superiori. Al primo piano si trova un
ampio salone ove si svolgono i Capitoli dell’Ordine eventualmente
adibito ad altre riunioni e complementare della Sala dei Congressi al
piano terreno, alla quale è collegata con un circuito televisivo
interno. In questa sala possono essere ospitati oltre 40 congressisti.
Sempre al primo piano si trovano camere per gli ospiti, dotate
ciascuna di servizi e telefono. Il secondo piano è costituito
esclusivamente da camere per gli ospiti. Ogni corridoio del Castello
è abbellito da quadri e sculture che offrono ai visitatori una
immagine della pittura e scultura del 700 e dell’800.
Gli
arredamenti, in particolare delle camere, sono di epoca settecentesca
ed ottocentesca.
Il
castelletto.
Funzione
del castelletto era, ed è, quella di accogliere in ampie camere altri
ospiti che non trovano ospitalità nelle camere del castello. Anche
nel castelletto trova sede una biblioteca ed una raccolta di opere
pubblicate dalle Edizioni Fatebenefratelli, oltre a raccolte di
riviste mediche italiane e straniere. Da circa un anno è anche
ordinato l’archivio storico della provincia Lombardo-Veneta
dell’Ordine dei Fatebenefratelli, cui appartiene il Castello. Questo
archivio è curato da Fra Celestino Mapelli che, in collaborazione con
don Gianfranco Radice, sta scrivendo la storia documentata della
Provincia dalla sua fondazione per tutti gli ospedali in cui i
Fatebenefratelli hanno svolto la loro opera di assistenza ospedaliera.
Di questa opera storica sono già pubblicati, a tuttora, cinque volumi
in circa due anni e si prevede che l’opera completa sarà di circa
45 volumi.
Pusterla.
Salendo
lungo il viale alberato che porta al Castello, si entra nella proprietà
del Castello attraverso un ponte levatoio inserito in un edificio che
svolge attualmente la duplice funzione di sede dei servizi di custodia
(portineria, appartamento dei custodi) e sala da pranzo per gli
ospiti, sala televisione e impianti di cucina.
Questi
servizi sono concentrati attorno ad un ampio cortile in una
costruzione a due piani, ricostruita sulle antiche mura del Castello e
sulla primaria costruzione di guardia. Nel Medio Evo infatti la
Posterla era la sede del Corpo di Guardia e dei soldati di guarnigione
al Castello. Nel secolo scorso e fino ai primi anni del novecento, la
Posterla ospitava il fattore ossia la persona cui era affidato il
compito di coordinare il lavoro dei contadini che lavoravano i terreni
di proprietà del Castello e di difendere gli interessi dei
proprietari del Castello stesso
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