3) Al lavoro
Disegni
e misure indicative per la costruzione dell’arco possono
essere ricavate dai testi indicati all’inizio di queste note.
Le
due geometrie fondamentali sono archi a sezione trasversale a
“D” (quella tipica del longbow inglese per intenderci) e
quella a ventre piatto (flatbow).
Dalla
mia esperienza la scelta della sezione trasversale dell'arco (a
"D" o a ventre piatto detta "flatbow" e che
può essere ovoidale,rettangolare, trapezoidale, ecc.) è
dettata dal tipo di legno che si ha sottomano.
A meno di rimanere entro potenze
modeste (al di sotto di 35-40 lb), gli unici legni che
sopportano una sezione a "D" sono il tasso e l'osage.
Per i nostri legni comuni
(nocciolo, robinia, frassino, olmo, ecc.) la sezione obbligata
per non avere problemi è quella di tipo "flatbow".
Usando
con questi legni una sezione a " D" si corre il
rischio di avere formazioni di crisalidi (microfratture dovute
a cedimento a compressione del legno sul ventre dell'arco) con
conseguente drastica diminuzione della vita dell'arco. (Foto 7)
Per
la sezione longitudinale il disegno classico di un arco
primitivo è il profilo dritto o a semplice curvatura.
Doppie
curvature si adattano meglio su archi compositi, non trattati in
queste note.
La
misura finale dell’arco che io consiglio è 68”/70” per un
allungo di 28”. Comunque è sempre meglio partire da una
lunghezza più lunga del necessario. A tagliarlo si fa sempre a
tempo ed un arco più lungo dà meno problemi di equilibratura.
La
lavorazione consiste nei seguenti passi:
-
Il tronco viene sgrossato col coltello a due mani e
rifinito oltre che col coltello, con lima e carta vetrata fino
ad assumere la forma desiderata.
Questa parte della lavorazione può durare parecchio tempo e
richiede molta concentrazione e abilità.
In questa fase si deve cercare di assecondare le nervature e i
nodi che il materiale presenta, di prevederne la risposta agli
stimoli e di adattare il disegno teorico al caso particolare.
Per mia esperienza ogni legno che mi sono trovato davanti era
diverso dal precedente e presentava delle problematiche di
lavorazione diverse e non standardizzabili.
Per questi motivi succede che, come per ogni lavoro artigianale,
non esistono due archi uguali.
-
Realizzazione di due incavi (notches) per la corda e
prima incordatura con una corda di servizio. Per corda di
servizio si può utilizzare, ad esempio, una corda di nylon
intrecciata del tipo per i panni.
In questa fase bisogna procedere con cautela in quanto
“bisogna convincere” il nostro pezzo di legno, che
assomiglia ad un arco, di essere un arco
-
Equilibratura
dell’arco sull’albero di equilibratura
L’equilibratura
è il processo in cui si cerca di ottenere sia una curvatura
armoniosa dell’arco, sia una curva dei due bracci pressappoco
uguale. Consiste nell’asportare poco per volta del materiale
dai due bracci dell’arco ove necessario.
E’
importante in questa fase procedere per piccoli passi, armando
l’arco diverse volte dopo ogni asportazione di materiale e
controllando il risultato ottenuto sull’albero di
equilibratura.
Si
ricorda che è facile togliere del materiale, ma è impossibile
rimetterlo.
-
Montaggio della corda definiva (in lino o dacron) e primi
tiri con l’arco
-
Finitura dell’arco con carta vetro fine e paglietta di
ferro (quella per pulire le pentole).
-
Impregnazione del legno dell’arco con varie mani di
olio di lino. Quest’ultima operazione va ripetuta più volte
durante la vita dell’arco. Serve sia ad irrigidire un poco il
legno dell’arco, sia a mantenere un’umidità costante
all’interno dello stesso.
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